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Con questa commedia, la compagnia mette in scena un antico canovaccio della tradizione bergamasca.
Scoppia la rivolta popolare e Gioppino, capo rivolta contro l’arrogante ed ipocrita governator Cornelio degli Ubaldi di Pietracuta, è costretto a fuggire con la moglie Margì, dopo aver salutato l’amico Brighella.
Un mercenario si mette subito sulle loro tracce e, con l’aiuto del brigante Picchiasodo, rapisce la donna che vende come schiava al Sultano di Turchia, il terribile Mamaluk.
Al povero Gioppino non resta che lasciare Bergamo per raggiungere ed attraversare il deserto e mettersi alla ricerca dell’amata sposa.
Grazie all’ incontro con il mite Tobruk, schiavo del crudele e superstizioso sultano, Gioppino riesce ad introdursi nel magnifico palazzo reale, fingendosi un potentissimo mago, capace di leggere il futuro. Viene però scoperto , fatto rinchiudere in prigione e condannato a morte.
Ancora una volta è l’amicizia a salvarlo: gli schiavi Tobruk ed Alì Alà gli forniscono il provvidenziale bastone con cui Gioppino riesce a vincere il duello con il sultano Mamaluk.
La ricompensa è davvero grande: l’eroe Gioppino Zuccalunga viene immediatamente proclamato dal popolo Gran Sultano di Turchia e la sua prima decisione è abolire per sempre la schiavitù.L’abbraccio con la ritrovata Margì chiude in gioia ed allegria questa bella commedia d’ambientazione esotica.